INDAGINE SUGLI SPOSTAMENTI CASA - LAVORO
A inizio dicembre il Dipartimento Femminile e Pari Opportunità della Fabi Gruppo Veneto Banca, nell’ambito delle politiche di conciliazione tempi vita-lavoro, ha avviato un’indagine sul tema degli spostamenti casa- lavoro rivolta a tutti gli iscritti, con l’obiettivo di verificare la situazione attuale in Veneto Banca e nelle altre società del gruppo, e nello specifico individuare gli eventuali disagi dei colleghi, i costi sostenuti, gli strumenti aziendali utilizzati per ridurre disagi e costi, e complessivamente le ripercussioni sulla qualità del lavoro. L’indagine è stata condotta mediante un questionario composto da 19 domande articolate su: profilo del / della collega, modalità e tempi di spostamento, orario di lavoro, mezzo di trasporto utlizzato, eventuale riconoscimento da parte dell’azienda di rimborsi chilometrici, richieste di avvicinamento inoltrate dai colleghi. E’ stato previsto infine uno spazio “libero” per eventuali considerazioni e/o suggerimenti.
Il questionario è stato messo a disposizione di tutti gli iscritti della FABI del GRUPPO VENETO BANCA tramite un link inviato via mail nel periodo tra il 12.12.2016 e il 22.12.2016.
Ha così risposto in forma anonima il 50 % del totale dei destinatari di cui la stragrande maggioranza della sola Veneto Banca.
Un risultato decisamente positivo, segno che il tema è importante e davvero molto sentito da tutti i colleghi e colleghe, e tale da far ritenere le risposte fornite un campione significativo.
Hanno risposto in quasi egual misura sia uomini che donne, con un’adesione prevalente di colleghi della 3 Area professionale (53%) seguiti dai colleghi “Quadri direttivi” (40%) , e colleghi della 2 Area professionale (6%), non è mancato infine il contributo dei dirigenti: 4 di loro (1%) hanno infatti partecipato rispondendo a tutte le domande.
Il 45% del campione lavora nell’attuale sede di lavoro da oltre 4 anni, ma è importante evidenziare che coloro che lavorano da meno di un anno nella attuale sede di lavoro sono il 22%.
Se aggiungiamo che il 16% lavora nell’attuale sede da 1 a 2 anni, e il 10% da 2/3 anni si può ipotizzare che in questi ultimi 2 anni si è verificato un turn over significativo. Solo il 7% di coloro che hanno risposto lavora nell’attuale sede lavorativa da 3 a 4 anni.
Da una prima lettura delle risposte date dai colleghi sulla distanza percorsa per raggiungere la propria sede di lavoro, il dato che emerge è positivo: il 69% del campione dichiara infatti di percorrere meno di 25 km (solo andata), tra questi 152 colleghi percorrono meno di 10 km.
Solo il 9% percorre oltre 50 km, mentre il 22% percorre tra i 26 e i 50 km.
Un altro dato positivo emerge dalla lettura dei tempi di percorrenza del tragitto casa/lavoro: il 32 % dei colleghi coinvolti impiega infatti non più di 20 minuti per raggiungere la propria sede di lavoro, il 66 % da 21 a 45 minuti, mentre un 21% impiega oltre 45 minuti.
Se si considerano i costi sostenuti dai colleghi per questi spostamenti (comprensivi di pedaggio autostradali) il 32% del campione dichiara di spendere dai 26 ai 75 euro al mese , il 32% dai 76 ai 150 euro, il 16 % dai 151 ai 250 euro, il 7% spende oltre 250 euro e solo il 14 % spende meno di 25 euro.
Si può ipotizzare una stretta relazione tra i costi e il mezzo di trasporto più utilizzato: il 79% del campione utilizza infatti l’auto, per mancanza di mezzi alternativi (il 21%) per avere maggiore autonomia di movimento (il 26%) per comodità (il 18%) , una buona percentuale (19%) per carenze nei traporti pubblici, sia per assenza totale di servizi che per scarsa frequenza e regolarità dei mezzi.
Proseguendo nell’analisi delle risposte fornite e soprattutto incrociando fra loro alcuni dati non manca anche qualche contraddizione.
Benché i colleghi che percorrono più di 25 km al giorno, in sola andata, per raggiungere la propria sede di lavoro siano il 31% del campione, più della metà di questi non percepiscono dall’azienda alcun rimborso chilometrico.
Nello specifico: un numero di colleghi pari al 9% del campione che dichiarano di percorrere oltre 50 km al giorno (in sola andata), ma solo la metà di loro percepiscono un rimborso chilometrico, la restante metà non percepisce nulla.
I costi sostenuti non sono indifferenti.
Se si considerano colleghi che percorrono invece dai 26 ai 50 chilometri giornalieri in sola andata (22% del campione), sono pari al 50% coloro che non percepiscono rimborsi.
Viene spontaneo domandarsi il motivo per cui più della metà dei colleghi che percorrono una distanza casa/ lavoro superiore ai 25 km (solo andata) non ricevono un rimborso chilometrico, visto che il CIA di Veneto Banca, ad esempio, stabilisce un’indennità chilometrica di 0,33 euro lordi ogni km oltre il 25° di distanza tra dimora e sede di lavoro (Cap.1 Accordi a latere CIA 2006), a meno che tutti gli 83 colleghi in questione non abbiano meno di 5 anni di anzianità aziendale, o abbiano richiesto di propria iniziativa l’allontanamento oppure non abbiano percepito, a fronte del trasferimento, altri trattamenti di miglior favore.
Un altro dato interessante è quello che riguarda le richieste di avvicinamento inoltrate dai colleghi: solo il 19% del campione ha chiesto un avvicinamento alla propria dimora abituale.
Per quanto riguarda l’esito, il 54% delle richieste ha avuto una risposta positiva, il 27% ha avuto una risposta negativa mentre il 19% è ancora in attesa di una risposta. Analizzando i dati dei colleghi che hanno ricevuto una risposta negativa, un numero esiguo riceve dall’azienda un rimborso chilometrico.
E’ interessante anche la lettura delle motivazioni per cui un abbondante numero di colleghi non ha mai richiesto l’avvicinamento: una buona parte di loro ha dichiarato che non ne sente la necessità, i restanti colleghi hanno risposto di non averci mai pensato o di non averlo mai fatto per il timore di conseguenze negative per la propria carriera lavorativa.
Tra i commenti lasciati nello spazio dedicato alle considerazioni libere non sono pochi coloro che dichiarano di aver ottenuto l’avvicinamento solo dopo una maternità, o a seguito di situazioni critiche di salute, di aver dovuto rinunciare al part time, o il più delle volte accettare un diverso ruolo a scapito della propria carriera.
In conclusione, oltre a qualche commento critico da parte di quei colleghi che attendono da tempo un avvicinamento, verso l’azienda vi sono anche commenti positivi da parte di coloro che invece l’avvicinamento lo hanno ottenuto e che oggi possono lavorare ad una distanza ragionevole da casa.
Una conferma che le norme che abbiamo insistentemente richiesto che venissero inseriti negli accordi sottoscritti negli ultimi anni sul tema della conciliazione dei tempi vita-lavoro hanno permesso di ottenere alcuni significativi risultati.
Il miglioramento della qualità della vita che ne consegue è evidente influisca in modo rilevante sulla soddisfazione dei lavoratori e delle lavoratrici, con effetti positivi sulla qualità del lavoro, e il senso di appartenenza all’azienda.
Auspichiamo pertanto che all’organizzazione degli spostamenti delle persone il Gruppo Veneto Banca riservi anche in futuro un’attenzione sempre maggiore, improntando la gestione a quei criteri di valorizzazione delle risorse umane e della crescita professionale richiamati anche dal nostro Contratto Integrativo Aziendale.
Il questionario è stato messo a disposizione di tutti gli iscritti della FABI del GRUPPO VENETO BANCA tramite un link inviato via mail nel periodo tra il 12.12.2016 e il 22.12.2016.
Ha così risposto in forma anonima il 50 % del totale dei destinatari di cui la stragrande maggioranza della sola Veneto Banca.
Un risultato decisamente positivo, segno che il tema è importante e davvero molto sentito da tutti i colleghi e colleghe, e tale da far ritenere le risposte fornite un campione significativo.
Hanno risposto in quasi egual misura sia uomini che donne, con un’adesione prevalente di colleghi della 3 Area professionale (53%) seguiti dai colleghi “Quadri direttivi” (40%) , e colleghi della 2 Area professionale (6%), non è mancato infine il contributo dei dirigenti: 4 di loro (1%) hanno infatti partecipato rispondendo a tutte le domande.
Il 45% del campione lavora nell’attuale sede di lavoro da oltre 4 anni, ma è importante evidenziare che coloro che lavorano da meno di un anno nella attuale sede di lavoro sono il 22%.
Se aggiungiamo che il 16% lavora nell’attuale sede da 1 a 2 anni, e il 10% da 2/3 anni si può ipotizzare che in questi ultimi 2 anni si è verificato un turn over significativo. Solo il 7% di coloro che hanno risposto lavora nell’attuale sede lavorativa da 3 a 4 anni.
Da una prima lettura delle risposte date dai colleghi sulla distanza percorsa per raggiungere la propria sede di lavoro, il dato che emerge è positivo: il 69% del campione dichiara infatti di percorrere meno di 25 km (solo andata), tra questi 152 colleghi percorrono meno di 10 km.
Solo il 9% percorre oltre 50 km, mentre il 22% percorre tra i 26 e i 50 km.
Un altro dato positivo emerge dalla lettura dei tempi di percorrenza del tragitto casa/lavoro: il 32 % dei colleghi coinvolti impiega infatti non più di 20 minuti per raggiungere la propria sede di lavoro, il 66 % da 21 a 45 minuti, mentre un 21% impiega oltre 45 minuti.
Se si considerano i costi sostenuti dai colleghi per questi spostamenti (comprensivi di pedaggio autostradali) il 32% del campione dichiara di spendere dai 26 ai 75 euro al mese , il 32% dai 76 ai 150 euro, il 16 % dai 151 ai 250 euro, il 7% spende oltre 250 euro e solo il 14 % spende meno di 25 euro.
Si può ipotizzare una stretta relazione tra i costi e il mezzo di trasporto più utilizzato: il 79% del campione utilizza infatti l’auto, per mancanza di mezzi alternativi (il 21%) per avere maggiore autonomia di movimento (il 26%) per comodità (il 18%) , una buona percentuale (19%) per carenze nei traporti pubblici, sia per assenza totale di servizi che per scarsa frequenza e regolarità dei mezzi.
Proseguendo nell’analisi delle risposte fornite e soprattutto incrociando fra loro alcuni dati non manca anche qualche contraddizione.
Benché i colleghi che percorrono più di 25 km al giorno, in sola andata, per raggiungere la propria sede di lavoro siano il 31% del campione, più della metà di questi non percepiscono dall’azienda alcun rimborso chilometrico.
Nello specifico: un numero di colleghi pari al 9% del campione che dichiarano di percorrere oltre 50 km al giorno (in sola andata), ma solo la metà di loro percepiscono un rimborso chilometrico, la restante metà non percepisce nulla.
I costi sostenuti non sono indifferenti.
Se si considerano colleghi che percorrono invece dai 26 ai 50 chilometri giornalieri in sola andata (22% del campione), sono pari al 50% coloro che non percepiscono rimborsi.
Viene spontaneo domandarsi il motivo per cui più della metà dei colleghi che percorrono una distanza casa/ lavoro superiore ai 25 km (solo andata) non ricevono un rimborso chilometrico, visto che il CIA di Veneto Banca, ad esempio, stabilisce un’indennità chilometrica di 0,33 euro lordi ogni km oltre il 25° di distanza tra dimora e sede di lavoro (Cap.1 Accordi a latere CIA 2006), a meno che tutti gli 83 colleghi in questione non abbiano meno di 5 anni di anzianità aziendale, o abbiano richiesto di propria iniziativa l’allontanamento oppure non abbiano percepito, a fronte del trasferimento, altri trattamenti di miglior favore.
Un altro dato interessante è quello che riguarda le richieste di avvicinamento inoltrate dai colleghi: solo il 19% del campione ha chiesto un avvicinamento alla propria dimora abituale.
Per quanto riguarda l’esito, il 54% delle richieste ha avuto una risposta positiva, il 27% ha avuto una risposta negativa mentre il 19% è ancora in attesa di una risposta. Analizzando i dati dei colleghi che hanno ricevuto una risposta negativa, un numero esiguo riceve dall’azienda un rimborso chilometrico.
E’ interessante anche la lettura delle motivazioni per cui un abbondante numero di colleghi non ha mai richiesto l’avvicinamento: una buona parte di loro ha dichiarato che non ne sente la necessità, i restanti colleghi hanno risposto di non averci mai pensato o di non averlo mai fatto per il timore di conseguenze negative per la propria carriera lavorativa.
Tra i commenti lasciati nello spazio dedicato alle considerazioni libere non sono pochi coloro che dichiarano di aver ottenuto l’avvicinamento solo dopo una maternità, o a seguito di situazioni critiche di salute, di aver dovuto rinunciare al part time, o il più delle volte accettare un diverso ruolo a scapito della propria carriera.
In conclusione, oltre a qualche commento critico da parte di quei colleghi che attendono da tempo un avvicinamento, verso l’azienda vi sono anche commenti positivi da parte di coloro che invece l’avvicinamento lo hanno ottenuto e che oggi possono lavorare ad una distanza ragionevole da casa.
Una conferma che le norme che abbiamo insistentemente richiesto che venissero inseriti negli accordi sottoscritti negli ultimi anni sul tema della conciliazione dei tempi vita-lavoro hanno permesso di ottenere alcuni significativi risultati.
Il miglioramento della qualità della vita che ne consegue è evidente influisca in modo rilevante sulla soddisfazione dei lavoratori e delle lavoratrici, con effetti positivi sulla qualità del lavoro, e il senso di appartenenza all’azienda.
Auspichiamo pertanto che all’organizzazione degli spostamenti delle persone il Gruppo Veneto Banca riservi anche in futuro un’attenzione sempre maggiore, improntando la gestione a quei criteri di valorizzazione delle risorse umane e della crescita professionale richiamati anche dal nostro Contratto Integrativo Aziendale.